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Ritratto d'autore: Samuel Barber

in onda martedì 6 novembre alle 12,00

Ritratto d'autore: Samuel BarberGià a sette anni si manifestò il precoce talento musicale di Samuel Barber. Solo due anni dopo così scriveva alla madre: "Ti scrivo per confessarti il mio preoccupante segreto. Adesso non piangere nel leggere, perché non è colpa né mia né tua. Non sono portato per fare l'atleta. Io sono nato per fare il compositore, sono sicuro. Ti domando un'altra cosa. Non chiedermi di dimenticare questa spiacevole cosa e di andare a giocare a pallone. Per favore."

Nato nel West Chester in Pennsylvania il 9 marzo 1910 in una educata, distinta e benestante famiglia di origine irlandese, padre medico e madre pianista, Samuel Barber studiò canto, direzione d'orchestra, pianoforte e composizione al Curtis Institute of Music di Filadelfia prima di diventare un borsista dell'Accademia Americana a Roma nel 1935.

La sua produzione musicale, allo stesso tempo impregnata di una ricca vena lirica e complessa sul piano ritmico e armonico, rivela una grande maestria compositiva e una forte sensibilità per le strutture romantiche. Barber evitò lo sperimentalismo di molti compositori americani suoi contemporanei, preferendo, fino a tarda età, armonie e forme di stampo tradizionale.

Sebbene alcuni dei suoi lavori tardi mostrino un uso sapiente di effetti percussivi e di arditi modernismi, il musicista statunitense è stato ben presto annoverato tra i principali autori della scuola neoromantica. In risposta alle frequenti critiche sul suo linguaggio musicale tradizionale scrisse: "Io scrivo quello che sento. Non sono un compositore di maniera. E' stato detto che non ho nessuno stile, ma non fa niente. Io semplicemente vado avanti facendo, come dicono, le mie cose. Credo che questo richieda un certo coraggio".

Barber compose il Concerto per pianoforte e orchestra op. 38 per il pianista John Browning, che lo eseguì in prima assoluta il 24 settembre 1962 e che oggi ascolteremo accompagnato dalla Saint Louis Symphony Orchestra diretta da Leonard Slatkin. L'opera fu un successo sia di critica che di pubblico, e valse a Barber la vittoria di un secondo Premio Pulitzer e il Music Critics Circle Award nel 1964.

Tra i suoi lavori esclusivamente per orchestra vanno annoverate due sinfonie. La prima, op. 9, fu eseguita per la prima volta al Teatro Augusteo di Roma nel 1936 con la direzione di Bernardino Molinari. La partitura condensa in un unico movimento la forma classica in quattro movimenti della sinfonia, sul modello della Sinfonia n. 7 di Sibelius, utilizzando tre temi, esposti tutti nella sezione introduttiva. Il primo di questi temi ritorna nello scherzo in forma diminuita e nel Finale viene riproposto in versione di passacaglia.

Dopo l'ascolto di Souvenirs op. 28 nella versione orchestrale dell'autore dall'originale per pianoforte solo o pianoforte a 4 mani per l'omonimo balletto, il programma odierno ci presenta il pezzo più celebre del musicista americano, l'Adagio per archi in si minore op. 11.

Si tratta di un arrangiamento dello stesso Barber di un movimento del suo Quartetto per archi n. 1 op. 11, composto nel 1936. L'opera, nella sua versione trascritta per orchestra, è stata eseguita per la prima volta da Arturo Toscanini con l'orchestra sinfonica della NBC il 5 novembre 1938 a New York e trasmessa via radio a milioni di americani, diventando presto una sorta di manifesto della tendenza neoromantica del compositore e una delle composizione più popolari del '900.

In tempi recenti l'Adagio, che nel 1968 Barber ha anche trascritto per coro ad otto voci con il testo dell'Agnus Dei, deve la propria larga popolarità al fatto di essere stato utilizzato nelle colonne sonore dei film The Elephant Man di David Lynch e Platoon di Oliver Stone.

Il pezzo, che si dipana lentamente seguendo una forma ad arco, si basa su una breve cellula melodica basata su gradi congiunti ascendenti, che vengono poi variati, interpolati ed invertiti.


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