Se il Novecento si apre con la morte di Giuseppe Verdi e la pienezza creativa di Puccini e Mascagni, i musicisti della generazione di
Franco Margola vivono l'esperienza del ventennio fascista, attraversano le due guerre mondiali, e osservano operare sulla scena musicale europea grandi nomi come Debussy, Ravel, Stravinsky, Hindemith e Bartók.
Margola, che nasce a Orzinuovi nel 1908 e muore nel 1992, è figlio di questo clima musicale, ha la fortuna di essere un autore presto appagato dal successo ottenuto con una modernità non spigolosa, innovativa per l'epoca ma riportata entro i termini di una tradizione nazionale chiaramente espressa. Nel 2007
I solisti Aquilani, diretti da
Vittorio Parisi, hanno presentato un'interessante antologia della sua produzione, dove convivono la nitidezza neoclassica di un Casella e la nostalgia romantica di un Pizzetti.
Accanto ai due
Kinderkonzert per pianoforte e per violino, destinati all'infanzia per la facilità d'ascolto, non certo per semplicità tecninca, il
Trittico per Archi del 1936/37, caratteristico con la sua ricerca di una modalità arcaica, e il
Notturno per archi, lavoro del 1940 dal carattere insolitamente drammatico.