giorgio albertazzi teatro rai sceneggiato tv film attore recitazione
Incontro con il grande interprete, regista e autore che racconta le sue passioni, le amicizie e gli eventi fondamentali della sua carriera.
"Ancora adesso non ho deciso realmente di fare l'attore". "La bellezza femminile sarà l'ombra vivente di tutta la mia vita. La donna è al centro di ogni mia azione importante". Albertazzi rivela l'incontro causale con una donna che lo indirizzò verso la professione di attore, il Concorso nazionale con le Filodrammatiche, l'incontro con
Visconti, l'amicizia con
Zeffirelli, l'
Amleto a Londra nel 1964 nell'anno shakesperiano.
"La mia vocazione è la scrittura". Albertazzi si dipinge come un attore isolato, un outsider, si definisce "il primo velino della
televisione", mezzo che lo ha sempre affascinato. "La televisione come sempre rispecchia la realtà che viviamo. In pratica sono nato in televisione, la mia casa è la
Rai" e rivel
a di voler fare un programma sulla
poesia, ma basato su niente, come un foglio bianco, una sfida tremenda.
Nella lunga conversazione con
Vittorio Castelnuovo, Albertazzi torna sulla sua storia di attore: la bottega teatrale con
Vittorio Gassman, L'
Amleto di Shakespeare e
Dopo la caduta di Miller con Zeffirelli, il sodalizio artistico e sentimentale con
Anna Proclemer.
Il grande inteprete rivela poi il suo amore inesauribile per
Shakespeare e
Dante, "il mio latte quotidiano", dedica un commosso ricordo al regista e amico
Valerio Zurlini e a domanda risponde di non aver avuto nessun vero maestro ma di aver imparato cose da tutti, soprattutto da quelli che non avevano l'aria di insegnare nulla.
Infine un pensiero sull'
arte e sulla sua natura: "la vera arte fa domande, non dà mai risposte".